domenica 26 febbraio 2012

Lavoro molto. Vivo anche molto. Le giornate regalano un caldo primaverile, pulisco il terrazzo finalmente libero e guardo il viavai oltre la tenda dei muratori che smontano il ponteggio, definiti o meno a seconda delle nuvole passeggere. Mi capitano brandelli di teatro, tra prove di memoria, montaggio luci, prove generali e ricerca della propoli. Mi allungano un biglietto e foto rubate di prove costumi. Maria Antonietta mi sorride via mail, io glisso e lavoro e vado a reading accompagnati da pittori che sfornano opere sotto gli occhi del pubblico. Si mescolano i quadri, la creazione e le storie e le atmosfere che si dispiegano nei gesti degli attori, nelle voci vibranti. Mi godo Montedidio, mi sconvolgono guerre, macerie umane e memorie. Guardo film che aspettavo, mi attrezzo e per caso mi  invento finalmente un nuovo. Si sovrappongono i pensieri, rimugino sulle separazioni. Sugli occhi aperti, gli occhi chiusi, la nebbia e gli occhi ciechi. Per l'emozione la memoria dei gesti e delle mani cedono al tremito, se cerco troppo la linea del disegno perdo forza. Vado libera, la pastiglia è mia e me la gestisco io. Disegno sedie, tante, una dopo l'altra e poi girali, cordoni, tralci. Ritrovo la vellutina per rifinire l'interno delle scatole, metto in tono i portapenne invecchiati, mentre saggio la consistenza della pastiglia e porto avanti e indietro gli oggetti prendendo ogni cosa in mano infinite volte negli innumerevoli passaggi, sembrano ripresentarsi, identici, i pensieri che nel silenzio del convento rimbombavano nella cella. Fare le cose come vanno fatte o fare le cose al risparmio per abbassare i prezzi, usare materiali peggiori, eliminare passaggi, fare cose meno belle, meno curate per rientrare nei costi? All'epoca ci dicevamo No, facciamo tutto come va fatto, chi vuole risparmiare andrà all'Ikea. Oggi l'Ikea già sarebbe qualcosa, oggi si spende ancora meno, ci sono le cose cinesi e il problema non è più solo un appiattimento del gusto ma anche un problema di qualità della vita in generale. Insomma perdo il filo e mi sgomitolo in sostanze futili o terra terra, ripassi di plusvalore e capitali. Impasto il gesso e il pandispagna, decoro con glassa e pastiglia. Sulla cioccolata scura dei pasticcini brilla una foglia di oro vero.

1 commento:

  1. oggi l'ikea si hackera, anche. e vai a capire chi frega chi, se cavalchiamo la tigre o la tigre cavalca noi. ah, sempre una questione di sedie in equilibrio...

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