martedì 10 gennaio 2012

Respirare.


L'inverno atipico continua e a parte il vento e un po' di pioggia impetuosi ma passeggeri continua a splendere il sole e le foglie se ne stanno ancora aggrappate agli alberi. Roba che inquieta a pensarci bene, che chi lo sa che estate ci aspetta, ma che in uno slancio di ottimismo va presa al volo e che esorta a fare tutto il possibile, tutto quello che in un inverno freddo si sarebbe rimandato da sotto al piumone o avremmo rimpianto di non poter fare. Alla fine della giornata è stato come vedere un filo rosso srotolarsi nei giorni e infiocchettare inaspettati regali.
Qualche giorno fa mi è capitato di leggere la storia di un alpinista solandro che tra le tante che incamero e ingurgito e rielaboro mi aveva colpito. Forse quella o le foto del Cerro Torre mi hanno punzecchiato e fatto venire voglia di un po' di mondo, anche una briciola. E di aria buona. Nel poco tempo utile, pochissimo, salire fino a Secchieta e appoggiare i piedi sulla sterrata appena ghiacciata. Niente neve. La discesa su cui Eri in questa stagione giocava con lo slittino è una sterpaglia gialliccia. L'aria è fredda, e buona. Il freddo pizzica e il tramonto dora tutto. Un oro rosato. Sulla strada soltanto un po' di ghiaccio, non c'è traccia di neve da nessuna parte e sulla strada che va verso le pale il fango affiora dalla crosticina ghiacciata che non regge sotto alle ruote dei fuoristrada. Proprio davanti al bar, la fermata della Sita. Una volta, era settembre, siamo saliti al rifugio Buiti e siamo arrivati a buio. La porta era chiusa e dentro già dormiva un ragazzo. Empolese, ci raccontò che veniva con la Sita e si faceva a piedi anche i 15 km di sterrata che noi percorrevamo in auto (a volte io tenendo il volante per scansare le buche mentre il guidatore arrotolava sigarette). Era uno stalinista convinto, ci fece vedere il santino nel portafoglio, ci fece compagnia durante la cena, cantammo qualcosa, erano i tempi che non mancava mai la chitarra e poi dovevamo festeggiare e ricordo che si addormentò di brutto seduto davanti al fuoco. Un'altra volta trovammo una panda parcheggiata nello spiazzo, saggiamente il pellegrino dopo esserci caricati degli zaini, ci guardò dentro per trovare indizi sul possibile compagno notturno. C'era un catalogo di coltelli sul sedile del passeggero, la macchina era scassata e aveva adesivi rincuoranti che diminuivano le possibilità di finire squartati prima dell'alba. Ci mettemmo in cammino verso quell'interrogativo. Se non ricordo male il presunto macellaio era un bel ragazzo, di Gavinana. Aveva un libro particolare, con sè. Sicuramente cucinai la zuppa di farro, veniva buona, sul fuoco, e parlammo anche di coltelli, ne aveva uno bellissimo. Gente strana, che va a leggere in mezzo al nulla e  non si turba a dormire per terra e a durare fatica per stare al caldo, che si riposa camminando e sta bene anche da sola. Gente strana a cui piace il silenzio. Io speravo sempre di non trovare nessuno, ma in certi posti, probabilmente, si trovano solo persone affini. Durante l'ultimo rientro, mentre mi godevo il sedile del pullman e ripensavo alla camminata da Reggello a Montemignaio appena conclusa pensai che avrei potuto fare un post "serio" dove spiegare le condizioni dei rifugi, le difficoltà del percorso, le distanze, in modo da poter essere utile a qualcuno. Poi mi ripresi e pensai Ma a chi cavolo può venire in mente di strascicarsi per quindici chilometri di salita e dormire per terra in un bosco dove non c'è altro che bosco per camminare due giorni? Infatti al rientro dalle vacanze le amiche mi raccontavano di saune, idromassaggi, relax, alberghi. Io avevo passato due giorni smoccolando sotto la pioggia, senza dormire e sfranta di fatica. Ed ero pure felice. Gente strana. Che anche solo ad annusare l'aria assapora una dimensione diversa. Il sole scende, passano coppie, auto che rientrano. Lo spazio percorribile è limitato, non solo per l'ora: troppo fango, scarpe sbagliate, freddo, naso che cola senza un cappello. E poi ci aspetta il cinema. Bisogna tornare giù. Appena una visitina, mettere il naso, assaggiare una fuga, scattare foto. Le tre pale eoliche, laggiù, girano silenziosamente, maestose e lì sul bordo tra la città e il verde, dorata fino al midollo le saluto guardandole. E poi giù, di nuovo, a ritroso, fuori dai ricordi, sulla strada. Al cinema il filmone è importante e dura due ore, quando usciamo c'è ancora tempo per cenare con gli amici, parlare del film, ascoltare storie. E così tra una battuta e un ricordo, tra la burrata e il pandoro affogato di panna mi torna in mente la storia bella di quell'uomo, decimo di undici fratelli, mi sfugge di preciso il nome ma basta dire alpinista, gli amici solandri di nascita e d'adozione si illuminano, era un amico, avevo qui il suo libro, una persona straordinaria. E cerca e cerca il libro viene fuori. Guarda, la sua dedica. Adesso ce l'ho qui e a dispetto di tutti i libri che mi si accumulano accanto al letto ammezzati e abbandonati, mi ci sono infilata subito e lette le prime pagine mi ci son trovata come a casa. Un po' la stessa sensazione di quando lessi Andrea Gobetti e le sue montagne viste dal di dentro, la sua frontiera da immaginare. Che io non sono una montanara e nemmeno una gran camminatrice, men che meno una speleologa, ma questa gente qui con lo zaino e le provviste da mangiar su un po' per volta (o giù, con la sola lucina sul casco), che affronta insieme le montagne, il rischio, l'impresa e gioca con la vita mettendo in conto la morte, io questa gente che ama il silenzio, me la immagino tutta compagna, mi pare che sia un po' di quella razza con cui mi son sempre trovata bene a dividere il pavimento, e il fuoco. Il libro si chiama Patagonia Terra di sogni infranti e l'autore è Cesarino Fava, che definisce la propria vita Una piccola avventura fortunata. Ho voglia di perdermici, come in un cammino, come in una vacanza.

5 commenti:

  1. :) io faccio parte di un centro escursionista.
    E' davvero piacevole per me andare per i monti..c'è quel momento di pausa dopo ore di cammino, in cui arrivi al punto deciso per il ristoro, e in pratica tutti ci sediamo assieme, chi sopra un sasso, chi nella stuoia, chi si sdraia nell'erba..ci riposiamo e poi mangiamo tutti assieme..e di solito qualcuno ha sempre qualcosa da condividere. Tipo mia madre..è famosa per le torte (salate o dolci)..tutti aspettano il momento in cui quel contenitore inizia a girare :D poi c'è chi ha la frutta, o altre cose buone e anche il caffè :)
    Quel libro che leggi mi ispira un sacco :)

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  2. Stanotte me ne sono letto mezzo, alle 4 ero ancora lì sull'Acongagua :D

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  3. ho snasato profumo di bosco e immaginato tizi che si capiscono in silenzio. quello mi viene facile.
    non mi immagino con le gambe che vanno ma potrei lavorarci su.
    mappata.

    http://ilviaggioemotivo.blogspot.com/p/mappa-interattiva.html

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  4. Giorgia: è veramente toccante.
    Stima: è il silenzio, che porta, le gambe vanno dietro.

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