lunedì 5 dicembre 2011

Facce.



Dall'edificio in fondo alla piazza arriva l'unico punto di luce nella sera che scende, una finestrella illuminata ci indica quello che stiamo cercando. Il portone spalancato sulle opere in mostra, entriamo e curiosando finiamo dritti nello studio di un pittore, ricavato da quella che era la cucina. Il camino, l'acquaio, un mobile di legno scuro e molto bianco, i pennelli, le ciotole di porcellana riposte ordinatamente e i colori e le terre allineate nei barattoli di vetro. Il rigore della stanza fa da cornice al colore sulle tele. Sì, i colori scoppiano, densi, brillano e le nature morte si fanno vive e vibranti, i colori pieni, sfacciati, luccicanti sotto i faretti. Curiosiamo. Infiliamo nello studio adiacente e tutto cambia. Sul banco le sgorbie, allineate, intorno una selva di figure, personaggi, espressioni. Fra tutti gli studi, aperti e luminosi, ordinati e bianchi, quello dell'intagliatore è il più vissuto, zeppo di opere e di calore. Le essenze patinate accostate e illuminate ad arte creano un universo popolato dai suoni del bosco, dal profumo del legno e della cera. Vien voglia di accarezzare tutto, di stare seduti per un bel po' di tempo a fissare quei volti espressivi. Sul banco alla rinfusa si accatastano testine dai lineamenti mobilissimi, accigliati, stupiti, titubanti, increduli. Mentre io braco e cerco di carpire tutto qualcuno sfoglia i volumi della xiloteca. Erano diversi anni che non incontravo Luca, all'epoca la xiloteca era solo un progetto appena iniziato e contava forse due o tre esemplari. E' proprio vero, fa sempre bene respirare un po' d'aria di bottega.

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