Bombaroli.

Con queste belle giornate tutto è ancora rigoglioso. Il terrazzo continua a regalare roselline bianche a grappoli e maestosi bocci sfoderano rose rosse. I pomodorini non mollano. La stevia ha fatto un mazzo di fiori bianchi e io la guardo indecisa se raparli o meno, rimandando sempre alla prossima volta e ripromettendomi di guardare su internet cosa va fatto. Premurosamente, tutti i vasi sono stati accostati al muro, temendo la strizzata improvvisa. Invece si continua a vestirsi troppo pesante e sudare bestemmiando il clima. in tutto questo scompenso pure il geranio ha ponzato fuori un fiorellone fiammante. Approfitto per fare pulizie di primavera. Armata di coraggio e coltello mi decido a riaprire due barattoli di bolo che hanno almeno almeno un paio di anni. Sto pensando di recuperarli da un pezzo ma ogni volta mi dico che non ho così tanto bisogno di quei due barattoli. Ho il vago timore di aver generato una possibile bomba. Una colla animale dopo un paio di anni chi lo sa cosa può essere diventata. E se mentre lo apro esplode? Se dentro c'è un gas mefitico che appena inalato mi uccide? E se apro e dentro c'è un essere vivente? Ok, ho a disposizione un terrazzo, posso avvalermi di un pilozzo. Se esplode non devo pulire la cucina. Se sfiata sono all'aperto. Posso farcela. Uno, due, tre, click.

Niente. Apro e dentro ci sono bolo rosso e bolo giallo italiano. Niente putridumi, vermi, esseri strani. Appena un goccio di acqua in superficie, profumo di bolo. Profumo. E chi lo butta via tutto questo bolo. Lo recupero in una bottiglia di plastica tagliata al volo, metto i barattoli a bagno nell'acqua bollente. Niente esplosioni, per questa volta. Poi penso alla bomba verde e prima di uscire mi tolgo dalle tasche i semi di belledinotte che schicco dalle aiuole altrui tutte le volte che ne incontro una. Li metto tutti insieme in una scatolina, mi serviranno per la guerrilla gardening di marzo. Ho tutto il tempo per individuare i posti adatti.