mercoledì 18 maggio 2011

Pomeridiane.

Alla luce del soleggiato pomeriggio mi appresto a riavvicinarmi all'arte della marmorizzazione partendo dal primissimo passo, quello del fondamentale quesito Dove minchia saranno le tempere che avevo messo nella valigia dei colori a olio? Che da nessuna parte, a occhio, c'è traccia della preziosissima valigetta di legno. E quando finalmente compare, dietro a svariate cornici, nel ripiano più basso, sotto a diverso materiale sparso, ovviamente il bottino è desolante. I pochi tubetti superstiti sono scrause temperucce da supermercato e soprattutto in quantità irrisoria. Dovendo fare un marmo nero ovviamente l'unico tubetto mancante, è il nero. Ed ecco che il mio pensiero si fa parola nell'etere e dai balconi di fronte giunge una voce sporca che bestemmia ripetutamente. Alzo gli occhi e vedo un cane uscire su una terrazza, il ciangottare seguita da dentro alla portafinestra che viene sbattuta con malagrazia. Non eran bestemmie allora, ma solo male parole al cane. avrò capito male io. In sottofondo, ossessiva, sta girando da un po' una musica da rave, un looppino di quelli che già al terzo giro a me mi fan venire voglia di scaraventare la radio giù dalla finestra. Una robina rilassante insomma. Ascolto. A volte ci son voci dall'accento professionale e milanese che parlano di lavoro, si dedicano al problem solving, fanno pubbliche relazioni. Oggi no, solo l'ossessiva tuntunztunz. Intervallata da bestemmie. Che a meno che non stiano per buttare sul balcone anche un branco di suini qui non si tratta più di maleparole alle bestiole di casa. Intanto mungo dalla carcassa di un tubetto del mesozoico rinvenuto per caso le ultime stille di tempera nera e mi dedico a una diluizione degna di un preparato omeopatico. Del nero non rimane niente o quasi. Cerco conforto in un tubetto di seppia, mungo ancora disperatamente un po'di nero e alla meglio racimolo un fondo. Intanto sul terrazzo il cane è rientrato. Riuscito. C'è qualcuno. Di spalle, jeans neri da cui spunta il taglio del culo, capelli lunghi. Pelle cascante, bianchiccia, guardo la schiena pensando che è l'uomo più brutto io abbia mai intravisto, poi registro la voce e intuisco nel relitto una natura femminile. Con un pappagallo da idraulico e uno scalpello si china su qualcosa che non vedo, blaterando all'indirizzo del cane con una voce degna di uno scarafaggio. Scalpella, sbagliando mira ogni tre per due e pestandosi le dita grida Oi! Porcoddìo! ma è un tuttattaccato, esce secco e veloce tutto insieme e sempre con lo stesso tono. E mi chiedo quale urgenza ci sia nello scalpellare le mattonelle del terrazzo nuda e cotta come è. E riprende e si ripesta le dita e rimoccola e riprende e si ripesta etc. Un loop comunque migliore di quello in sottofondo, senzaltro. Considerando il tipo e l'alto tasso di alcool o sostanze psicoattive mi chiedo se non sia una fottuta artista che sta creando un qualcosa di meraviglioso. Poi si alza dalla sua posizione improbabile, che forse non ricorda di avere delle ginocchia e così se ne sta catafottuta verso il basso a bucopillonzi, le vedo penzolare le tette come due gusci svuotati di tra le gambe e non è propriamente un bel vedere. Si alza per rientrare sconfitta e vedo che in mano ha un bottiglione. Tutto si spiega. Qualcuno ha semplicemente bisogno di un cavatappi. Rumore di scalpello anche da dentro, e bestemmie. Poi torna fuori forse con qualche altra arma atta all'apertura della boccia renitente. Sembra pesantemente sfatta e anzi, lo è. Si ripiazza a bucopunzoni e ci dà dentro a tal punto che è costretta a asciugarsi il sudore quando si rialza e si deve pure ritirare su i pantaloni che son calati parecchio. Un coacervo di femminilità e grazia condito da qualche altro moccolo ben assestato. Riprende il loop, plin plin plin sbonk Oi!Porcoddìo! plin plin plin... Aspetto l'esito di cotanto lavorìo, ma smadonnando ancora finisce per rientrare e sbatte di nuovo la porta finestra. Ancora colpi, mentre cerco in giro le spugne le ciotole e i pennelli. Alla fine un tintinnare di vetri infranti, qualche altra bestemmia, forse per gaudio, forse per scorno. La musica tace, non si sente più niente. Secondo me l'ha aperta. O se anche l'ha rotta, ha tracannato tutto ugualmente.

5 commenti:

  1. Tipico esempio di uno zombie, anche il cane. Frequentano anche il mio quartiere, due volte mi sono imbattuta in uno spazzino che è una esatta copia di Gollum del Signore degli anelli, spaventoso. L'importante è di non guardarli negli occhi:-)

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  2. Wahahah! Povera bestia. (e povero anche il cane!)

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  3. Il cane è bello bello e ha il pelo lucido, segno a parer mio di buona salute e cura. Cosa che della padrona o coinquilina che fosse, non si puó dire. Uno zombie, hai detto bene, Karin. E a parte il lato comico dato dall'assurdità dell'apparizione, quando mi son resa conto di che cosa si trattava mi son limitata ad ascoltare che lo spettacolo era così misero, e brutto, e patetico, che faceva male a guardarlo.

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  4. Immagino che sì. ma come lo racconti tu trattener le risate non ho potuto!

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