martedì 2 novembre 2010

Francescani.

Questi son giorni come di transizione o forse no, che non c'é niente da transitare. Un po' spenta, un po' nervosa, arrovesciata, sempre la testa altrove e mille domande. Un po' come aver ricevuto un colpo improvviso e starsene poi lì a controllare gli effetti chiedendosi anche se colpo sia stato o magari no. Che nel terremoto tutto è in ballo e in mezzo ci sono io, ci sono questi miei mesi, ci sono questi miei anni. Ci sono i miei cubetti, che so esser solidi e sudati e non si arriva con una manata a sparecchiare tutto, non si può far così. Io ci tengo alle mie costruzioni sghembe. Inizio un'opera di recinzione, un censimento. C'é stato davvero un terremoto? Non lo so dire, so che io ho riso, ho pianto, mi sono incazzata e la mia vitalità d'un tratto era sparita. E questa roba, sia solo roba mia o che sia arrivata per il terremoto, anche no, così proprio non funziona. E allora rientro, umida, zuppa, stressata dalla disposizione delle colonnine elettriche, dalla mancata cura del sistema fognario, dalla negligente manutenzione del manto stradale e grugnisco mentre pulisco il bagno, rassetto la cucina esplosa, preparo le patate. Dall'altra stanza giunge un lamento per la fatica immane di dover passare l'aspirapolvere una volta al mese e piegare un po' il bucato prima di farlo sparire in cassetti gravidi. Questo è troppo. Dichiaro la fine del mio compito casalingo e mi intabarro sul divano con il libro, muta. Anzi, prima lascio andare una gelida risposta con voce melliflua di fronte al quesito "Non abbiamo stecchini da denti, solo spago da cucina, riuscirò a fare gli involtini?" "Amore mio, le hai le mani?" e mi ripiombo nel silenzio aspettando una padellata nei denti. Non arriva, dalla cucina solo pestare di carne e per lungo tempo silenziose manovre che non indago fin quando non vado ad affacciarmi per capire se riusciremo a cenare prima dell'ora del lupo. Sono incazzosa, qualsiasi cosa pur di attaccare turilla. E lo stomaco brontola. Sul ripiano della cucina l'asiago è dimezzato, il prosciutto cotto sparito, dei mostri cicciuti affollano la padella grande. Quantomeno siamo a cottura iniziata. Torno sul divano. Mi si chiede consiglio circa una svaporata di vino. Bianco non ce n'é, andrà bene lo stesso un lambrusco? Chi lo sa, proviamo, esiste il filetto alla topa nera, si faranno esistere anche gli involtini al lambrusco. E sfornellamenti, sfrigolii, trasbordi. Tutto per nutrire la rospa arrospita sul divano, musona, mutanghera, lamentosa e stracciacazzi. Quando si presentano in tavola son tutti vicini vicini, coperti di una bella crema scura e marrone, grassi, tondetti e gaudenti con il loro cordoncino che li stringe in vita come tanti fraticelli. O come si fa a rimanere col muso di fronte a tanto amore. E come si fa a rimanere arrovesciati quando al primo morso ti investe tutto quel porno irresistibile? Le patate lesse ci provano a stare lì serie e contrite, come per dare un tocco da nonna malata, un po' di aria ospedaliera, triste, sciapita, ma non riescono a contenersi e si tuffano nel sugo, felicissime e maiale. Addio paranoie! Mi resta solo una domanda, a cui non riesco a trovare risposta e forse mi assillerà tutta la vita. Ma come mai gli uomini si accorgono di come strizzi quel maledetto tubetto del dentifricio e te lo fanno notare supponenti ma poi non vedono tutti i peli di barba che seminano ogni volta che si radono?

3 commenti:

  1. Non è vero! I nostri peli tagliati si disintegrano al contatto con l'aria. :)

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  2. Perche' le donne quando vanno in bagno non tirano mai su la ciambella?E lasciano sempre un pezzo di carta igienica?Perche' noi poveri uomini troviamo sempre gli slip di pizzo bianco appesi alla maniglia della porta?Perche' quando prendi il dentifricio il tappo cade sempre sotto la lavatrice?

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