lunedì 21 giugno 2010

UFO.

L'altra mattina ho intravisto una locandina. Era sul marciapiede tra le altre, e l'ho letta attraversando un incrocio, distrattamente. Ne sono quasi certa, il titolo era "Coppietta sorpresa in auto dagli UFO". Ma stavo andando, dovevo andare a lavorare, ho anche dovuto dare il tempo al neurone di elaborare l'informazione e dunque tre vie più in là rimuginavo su cosa avevo letto o creduto di leggere e non mi capacitavo. Un po' come l'altro giorno quando ho visto uno vestito di bianco con un cappello da cuoco che distribuiva giornali all'angolo di una piazza. Nel pomeriggio sono anche ripassata da lì per prendere una foto ma l'edicolante aveva tirato dentro tutto l'ambaradan e il bandone chiuso nella via deserta era tristissimo e per niente surreale. Ho perso l'attimo. E ultimamente, in tutto questo vortice che ancora frulla mi pare di averne persi parecchi, o forse di averli colti ma non assaporati, come correre in moto con un retino da farfalle. Non ho voglia di riposarmi. Non ho voglia di immobilizzarmi. Forse è il rifiuto di quel TuttoNo, forse è che perso tutto una volta non si ha più paura di ritrovarsi in terra. Non ci sto molto a pensare, nemmeno ho tempo, ho sempre da tornare a lavorare, oppure un posto da raggiungere, una colonnina elettrica da trovare, un paio di mutande pulite da portarmi dietro per il giorno dopo. Ho da fare. Non ce la faccio a fare tutto perfetto, ma cerco di fare tutto quello che mi va, soppesando i devo. E' tutto nuovo. Ci sono cose che non sono "cambiate", non sono frutto di trasformazioni. Son proprio nuove, apparse. C'é da scoprire tutto quello che concernono. E c'é che tutto sta andando veloce e io non sto a guardare. Mi pare sia un po' la prima volta. Non sono abituata e si schianta il fisico e a momenti si azzera la vitalità, ma certe volte mi sembra di esser qui e di fare tutto bene, di riuscirci, un passo, una crisi, un passo, una crisi, vedo un po' che succede. Intanto la luce è allacciata e il neon è appeso, il lavandino è nuovo e lo sciacquone funziona, il termosifone da giallodiarrea è diventato frescoazzurroverdepisello e ho una tavoletta del cesso di mille stelline. E per la prima volta ho chiuso la porta salutando, io restando dentro e gli altri andando e ho sentito che nel rumore dello scrocco c'era qualcosa. C'era qualcosa nel gesto di chiudere e rimanere dentro, io. Restare dentro sola, nel mio. Ma non era possesso. Era come sentire che lì dentro c'é Io, un Io che forse avevo un po' smarrito, se l'ho ritrovato così nettamente.

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