domenica 24 gennaio 2010

Visioni.

Sonatine, Takeshi Kitano 1993

Tutta la poesia di Kitano senza ancora il lieto fine di Brothers. Il mare, la spiaggia e l'orizzonte, camicie inguardabili, tatuaggi e fuochi d'artificio, giochi da ragazzini che stemperano le roulette russe, scenette surreali che ti strappano una risata mescolate alla violenza di una sfida all'ultimo sangue, spruzzato o a fontanella a seconda della morte inflitta. Murakawa impassibile quanto la natura circostante ha ancora il volto mobile ed espressivo di Beat Takeshi pre-incidente e questo forse lo rende ancora più freddo e tagliente. Cascate di fiori e un frisbee rosso scagliato contro il cielo. E un altro cielo mi era rimasto impresso giorni fa. Quello che chiude Le Onde del Destino. Non ero sicura di cosa volesse dire Lars Von Trier con la sua storia, una roba che parla di fede, sacrificio, miracoli, peccato e redenzione ma io mi ero davvero intestardita che non volesse essere quello il messaggio, ero riuscita a vederci proprio il contrario, con il trionfo del rapporto tra Bess e Ian che taglia fuori tutto il resto compreso dio, mi sono detta che quelle campane finali non santificano Bess in quanto martire ma sono il segno per Ian di un amore eterno. Seghe. Un film che si chiama Le Onde del Destino ha a che fare col destino e con la fede e con il sacrificio e con questa scraniata che parla con dio. Punto. E mi è toccato arrendermi perché poi mi son vista anche Dancer in the Dark che mi hanno sempre detto Capolavoro! e invece a me un po' di dubbi mi sono venuti. Che a un certo punto è proprio roba che non s'affronta. Che passi il fatto che per tutto il tempo che una mezza talpa lavora a una pressa io sto con le palpitazioni e l'ansia dell'incidente del lavoro perché son scema io. Passi che ogni pochino partiva un balletto e ci veniva il calo glicemico perché io i musical anche sì, ma mica sempre e mica tutti. Che già c'erano scese a vedere Sweeney Todd ma per lo meno lì c'era Johnny Depp che è sempre un bel vedere e comunque si davano un po' più da fare e squartavano la gente per farne timballini di carne. Ma con Bjork che miagola, si sacrifica a fare mollettine, si fa rubare i risparmi di una vita e si fa sbattere in prigione e ci mette tre ore a decidersi a sparare a uno stronzo insomma via, dai e dai si arriva a un punto che se non la impiccavano loro la si abbatteva noi, eccheccazzo.

4 commenti:

  1. Lars Von Trier è una palla inguardabile, diciamolo.
    Ho provato a guardare The Kingdom, una volta.
    Quaranta minuti durissimi, poi ho staccato.
    Guardare una asfaltatrice in azione è molto più interessante.
    Ma non diamogli idee ;)

    L'adoratore.

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  2. @L'Adoratore: e pensa che la prossima prova sarà Dogville, perché io mica demordo!!! :D

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  3. Ommamma!!

    Dogville unisce due aberrazioni:
    Lars Von Trier alla regia e la Kidman come protagonista.

    Ciononostante mi propongo come sodale alla visione.

    L'Adoratore

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  4. dogville e le onde del destino sono spettacolari. dancer in the dark mi manca, è in lista da tempo. kitano boh... mi era piaciuto tanto l'estate di kikujiro ma con altri ho fatto una certa fatica

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