giovedì 21 gennaio 2010

Sogni.

Neanche quindici giorni fa ho fatto un sogno. Ero al campeggio dove ho sempre passato le vacanze estive dagli zero ai ventiepassa anni. Chiamavo un nome, cercavo intorno, poi lo trovavo. Era un bambino moro, intento a giocare accovacciato. Lo raggiungevo e lo abbracciavo, me lo prendevo in collo e gli dicevo "Eccoti, finalmente, non si fa così, non mi sparire più, non puoi prendere e andartene così!" e quel nanetto era mio figlio e avrà avuto quattro o cinque anni. Credo di aver sognato qualcosa di equivalente solo altre due o tre volte nella vita. Stanotte avevo un amico seduto vicino e in collo avevo un neonato. Era una bambina e la vestivo con una tutina. Poi la guardavo e non avevo pensato a metterle un pannolino e la tutina era stretta e non volevo costringerla. La tenevo in braccio ed era facile e difficile, era leggerissima e la liberavo di quel vestitino ed era calda, sentivo la sua pelle e il piccolissimo cranio vicino al viso, un esserino fragile che mi stava tutto tra le mani, minuscola.

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