venerdì 6 novembre 2009

Autunno.

L'A Bao A Qu, Firenze 15-10-2003


Giorni freddi, tempi lunghi, vuoti e assenze. Pensieri in loop e smanie. Cammino pedalo e scanso. Fa freddo e tutto è difficile faticoso e incerto. E' come se le strade si fossero di nuovo chiuse e non ci fossero più sorprese possibili dietro l'angolo. Sono triste e ho rabbia per la mia caparbia tenacia nel non evitarmi delusioni. Pare che uno si separi quando trova il meglio, così mi han detto. Chi lo sa, forse prima o poi capiterà anche che io non son quello da cui separarsi ma quello con cui iniziare. Che mi pare di esser diventata lo splendido trampolino per le rinascite altrui. E poi Hop! un bel salto e addio cazzona. Pensieri inutili e deprimenti, non voglia, uggia. Ma vaffanculo. Le foglie fanno un pappone fradicio, e non crocchiano più, ci cammino in silenzio, dietro a loro che parlano. Lei: Però come son belle le foglie d'autunno, questi colori! Lui: Peccato però che si pesta anche la merda! E io seguo e taccio e sogghigno, che mai immagine fu più azzeccata, per il momento storico. Anche la promessa di un té caldo e torta allo zenzero rimane delusa dietro al bandone abbassato. Svicolo nell'aria umida e schivo due che litigano in qualche lingua dell'est e finiscono per sputarsi addosso. Non mi volto nemmeno a capire se lui a lei o lei a lui, vorrei solo far notare loro che visti i possibili contagi tutto quello scaracchiarsi addosso non è proprio il caso. Resto senza vita sotto al piumone disertando gli impegni con me stessa, poi accendo il portatile e inciampo nel blog Got art? di Sherry Godloe. Lo scorro un po', mi piace. Poi resto incantata davanti a questa asserzione: "I suffer from Artzheimer's Disease (Artz'hi'merz) - A disease that affects many artists and renders them helpless in the search for remembering where they put many of their arts & crafts supplies in and around their homes or studios." Ho pensato al convento. Ho pensato alla colla di coniglio che gonfiava d'acqua nel barattolo. Ho pensato al profumo dell'ammannitura. Ho pensato: Soffro di Artzheimer. Ma nel senso che io mi dimentico proprio di essere un'artiqualcosa. Che tutto questo star male è solo il mio disperdermi nell'attesa di rientrare in altre vite. Nell'attesa mi perdo. Non mi diverto. Non quanto a impiastricciare segare smartellare incollare colorare lucidare patinare. Accarezzare una brunitura ben fatta. Fatta da me. A quel punto ho smesso di pensare e mi sono vestita, ho pranzato, ho raggiunto in fretta il convento. La malinconia non mi ha abbandonata ugualmente, ho tenuto d'occhio il cielo fuori pensando a quante sere ho guardato la notte arrivare sull'orto, in una solitudine che mi ammala e che mi cura facendomi scordare l'attesa. Non c'é niente da aspettare.

2 commenti:

  1. No, non c'è niente da aspettare. Bisogna andare a cercarselo o si rischia il deserto dei Tartari.

    :-)

    Rospheimer

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  2. Mi sento contemporaneamente Drogo che aspetta e i Tartari che non arrivano. Sarà grave?

    :-)

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