giovedì 8 ottobre 2009

Rouge.


Fatamorgana, tempera su carta, ottobre 2009

Stamattina ho pensato che non avevo le scarpe adatte per la giornata che mi aspettava e che mi servivano delle Camper basse coi lacci e anche dei calzini a righe. Così sono uscita, ho preso il pomodorino e sono andata a comprare un bel paio di scarpe. Poi sono andata a pranzare al sole in mezzo al verde, perché al tavolino non mi ispirava e probabilmente anche il fornaio ha visto come scalpitava il mio immaginario bucolico mentre riempiva le schiacciatine di pornissimo salame spagnolo e alla fine non si è trattenuto dall'intromettersi con un "Suvvia, la la porti su'ì'muretto che sennò la un mangia". Forse avrebbe anche voluto aggiungere "codesta rompicoglioni" ma era uno ammodino e così muretto è stato, con le lucertole, la lattina di birra e un sacco di idee e benessere e un senso di bello possibile. Non so spiegarlo meglio. La sensazione piacevole che c'é speranza e il bello è fattibile. Poi giù di nuovo, un caffettino e via al convento. Colori secchi, tubetti vecchi, campanello che suona, balocchi, pensieri, parole e un regalo. E poi zanzare, silenzio, buonodore e voci dall'orto. Sotto la finestra Carlo e Umberto vicino al prato. Carlo sale a riportarmi indietro e mi racconta di quando da ragazzi giocavano a pallone in via Giano e in porta stava Silvano, che altrimenti per via della poliomelite avrebbe solo potuto guardarli correre, e allora suvvia, mettiti a fare il portiere, prima per terra, poi seduto o appoggiato alla sedia. E poi la guerra, i tedeschi, Villa Triste. Memorie. Poi il campanello suona ancora e dopo un po' si affaccia uno con una faccia da bischero che si infila dentro senza essere stato invitato e chiede e tocca e guarda e indica in terra chiedendomi se quella roba è da buttare e io gli dico Certo, il sacchetto del sudicio è da buttare E io gli avrei voluto porgere il sacchetto e dire Sì, grazie, se vuole portarlo giù, se lo desidera tanto... e lui insiste Sì, ma tutta quella roba lì anche? Che era ovvio cosa credeva di aver beccato. Sì certo, sono cretina, ora mi sbarazzo anche del mio interruttore a coltello, della ventola da forgia e di tutte le mie cosine preziose che tu agogni... Roba da metter doppi catenacci a pensare a quanta gente vede dentro alle botteghe come e quando gli pare. E poi via di nuovo a fare chiacchiere e a cena e a trovare gli amici. E ricevere un messaggio bello che dice si sta bene con te e ripensare a questa mattina, mentre sorridevo sul pomodorino e mi sentivo come un cuore rosso, un punto vitale e un'energia invidiabile che non ho mai avuto in tanti anni e mi son detta Ok, ci ho messo trentanni ma pare proprio che io ci sia riuscita, ho trovato un'autostima grazie ai rapporti limpidi, alla luminosità di certi occhi chiari, a quanto pare so anche volermi bene e allora ho pensato che a quel messaggio mi veniva da rispondere Lo so, perché non ho rabbie, sto andando da sola senza chiedere stampelle, faccio solo ciò che voglio e scappo dai manicomi, sono fiera di me e dei miei grandi cambiamenti, delle mie grandi scoperte, dei ribaltamenti dolorosi e di tutto il bello che ho trovato grazie a chi mi ha dato le dritte. E infatti oggi non ho comprato le Camper classiche, robe da uomo spiattellate in terra, le prenderò poi, quelle, son sempre in tempo. No, mi son presa un bel paio di scarpe da ballerina di flamenco col tacco e il laccetto, da bella donna.


2 commenti:

  1. "GRANDE DONNA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!"

    olgaolgae

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  2. Studiai Villa Triste e la banda Carità...madò che brividi. Solo la parola Firenze a consolarmi.

    LeD - historia

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