sabato 18 luglio 2009

Afa.


La pressione è al minimo, il cuore accelera. Non ho mai preso tanti caffé. Non ho mai indossato tanti vestitini. Sfido il vento e il pudore e sgonnello in motorino coi cenci di mammina di quando era fidanzata, in un delirio pornovintage, tremo e imparo a star sopra al diavolino cicciottello, impacciata e pinocchietta, legnosa e imbranata. Le strade sono deserte e concilianti, ascolto rumori inquietanti di ferraglia e prego il mio rottame di non tirare gli ultimi. Forse non ho fatto i conti con la gelosia di Arthur. Immagini meravigliose e sorprendenti si susseguono come a invitare a non restare immobile, che tutto è possibile. Un ragazzo lanciato al galoppo cavalcando a pelo sulla spiaggia bianca al tramonto, il cielo spugnato dopo tanto mare, il porto che si allontana nella notte, Genova che viene incontro e si perde in alto nelle strettoie buie arrampicate, un cartoccio di fritto, il muso dolce di un cucciolo agé sempre in ansia e sempre pronto a smucinare il tartufo dappertutto, imbracature azzardate per arrampicate urbane, un cartello per la fine messo lì apposta per esser scavalcato. Voglia di guardare dentro agli occhi di tutti, abbracciare tutti, trovare altro e altro ancora. Guardare in alto.

1 commento: