lunedì 9 febbraio 2009

Treni.


Splendeva il sole oggi e le finestre spalancate hanno dissolto il lucido acrilico. Una volta richiusi i vetri mi sono confortata con il profumo del bolo giallo francese, che è caldo e rende tutto vellutato. Alcune volte, quando gli altri mi chiedevano come facessi a stare tante ore da sola nella cella, scherzavo dicendo che ho sempre saputo che la mia fine sarebbe stata o in convento o al manicomio e alla fine mi ero trovata il posto giusto, in clausura con un sacco di matti. Avevo appeso un cartone con uno specchio e una frase, trovata su un cd di Capossela. Diceva: "C'é la strada e c'é il deragliamento, inevitabile quantunque." e forse era fatta così proprio perché quando la leggevo mi potevo guardare in faccia e trovare conferma. Oggi quella frase me l'hanno mandata per sms e mi è tornato in mente quell'aggeggio. Non so che fine ha fatto il cartone, ma so che ora come ora non la penso più così. Il deragliamento non è per niente inevitabile. Basta innanzitutto lasciare la rotaia.
Oggi qualcuno ha sbagliato campanello. Adesso so che suono sentirò nel caso qualcuno voglia passare a trovarmi.

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