domenica 15 febbraio 2009

Stagioni.


Primavera, Tempera e terre su legno, 2007


Nel convento, dove adesso si apre uno spazio espositivo buono solo a cantarci a cappella, c'era uno stanzone ricavato con un muro di mattonacci a vista, sede di un'associazione che non saprei se definire umanitaria o politica o di cosa e della quale sentivo parlare da qualcuno quando ancora non sapevo nemmeno che il convento esistesse. Nell' anno in cui sono entrata nello stanzone tutto era ormai abbandonato e lasciato là, in disuso. Quintali di materiale, volantini, riviste, scaffalacci sporchi e arredi di recupero, vecchie latte di vernici, stereo, manifesti, una gran razzumaglia. Mi portai via delle cose, tra cui un libro a fumetti edito più o meno ai tempi della mia nascita che mi ricordava qualcosa. A casa scoprii che il protagonista, Moomin, lo avevo trovato da piccola tra i fumetti di Pippi Calzelunghe e soprattutto che la traduzione di quei fumetti suonava esattamente toscana e nelle nuvolette c'era una musica tutta fiorentina, chi lo sa mai perché. Tra le altre cose portai via delle mensole e su una, più tardi, nella cella di passaggio, ho fatto la mia Primavera. Oggi questa parola mi è girata spesso in testa, perché al mattino uscendo trovo una scritta sul muro che dice "Potete tagliare tutti i fiori ma non potete fermare la primavera" e subito mi ricorda una poesia di Neruda, un verso che è la più bella dichiarazione d'amore io abbia mai letto. Dice, semplicemente: Voglio fare con te quello che la primavera fa con i ciliegi. Semplicemente. Semplicemente un cazzo. Voglio farti fiorire. Voglio portarti al tuo massimo splendore, vederti vivo e ricco. Invece pensavo che troppe volte si paragona l'amore a una pianta che va curata, (e se son rose fioriranno, se son more moriranno e non citerò anche i cachi perché fa poco fine), e invece l'amore non è nulla del genere. Non é qualcosa di cui potere o dovere avere cura. Non si è giardinieri, attenti a rinvigorire e potare, a somministrare fertilizzanti e concimi. Un giardiniere è un medico, alla fin fine. Poveraccio il piccolo principe costretto dalla sua rosa a rimanere prigioniero sul pianetino, tiranneggiato da quella stronza piena di fisime. No, l'amore, il rapporto, sono stagioni, ti fanno fiorire, ti fanno appassire o addirittura gelare e succede così, senza poterci quasi far nulla. E allora sbocciano i fiori, qualcuno passa l'inverno, qualcuno no. Poi resta il rapporto, resta quella ricchezza trovata se hai fatto un rapporto sano e bello. A volte ci vuole un po' più di tempo a ritrovarlo, serve rifarsi una stagione da soli se l'inverno è stato troppo brusco, ma se uno ha la terra buona i semi col vento arrivano da soli e prima o poi si rifiorisce. Per cui che dire. Aspetta primavera, Bandini.

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