giovedì 12 febbraio 2009

Sogni.

Sognò che l’insistente dolore al basso ventre, che aveva tenutonascosto per non importunare gli altri o perché gli altri non lo tormentassero, smetteva di affliggerlo. Senza resistenza, il dolore sparì. Sognò che la cuoca Eustolia (ah, l’aevva ereditata da sua madre, era una vecchia pazza) andava a vivere con una nipote e finalmente lui poteva mangiare come dio comanda. La casa smise di puzzare di aglio. Sognò di rincontrare Lavinia, la sua mai dimenticata Lavinia, opportunamente libera. Il matrimonio venne celebrato nell’intimità. Sognò di raccogliere una vasta antologia sull’inutilità dell’apologia letteraria. L’elogio dei critici fu unanime. Sognò il numero che sarebbe uscito alla lotteria di Natale. Faticò a trovarlo, ma la sua fortuna fu così assicurata. Sognò i vincitori di tutte le corse della prossima riunione all’ippodromo di Palermo. Lui però detestava le corse dei cavalli, un suo zio s’era suicidato, eccetera. Sognò di svegliarsi. Ma non si svegliò. Era morto da qualche minuto.

(da Jorge Luis Borges, Libro di sogni)

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