domenica 14 maggio 2017
martedì 9 maggio 2017
Quantità.
Ci sono cose che ad un certo punto richiedono una certa qualità di presenza. Si tratta di una roba minima ma doverosa. Altrimenti bisogna avere la ghigna di riconoscere che si sta solo riempiendo l'agenda.
sabato 8 aprile 2017
Sabato, mattino presto.
È primavera e ancora io la vedo solo negli altri, nel fiorire dei giardini, nei gatti stesi al sole. Ci sono ancora strascichi d'inverno, brandelli autunnali. Ragnatele strisciano sul viso. Come esser ferma, cercando di capire dove sia l'ancora, se esista un'invisibile zavorra e come si sia formata, così a mia insaputa. Intanto guardo gli altri. Li osservo, registro, e molte volte è come guardare i pezzi andare al loro posto. Una specie di "perchè loro sì, che io no". Che uno cerca subito l'errore. Certe volte penso di non aver mai fatto una scelta, di non essermi mai impegnata, di non aver mai preso una strada del tutto. È come una mancanza, è come un fallimento, qualcosa che mi preclude ció che altri hanno trovato e che io immagino non avró mai, o più. Eppure questo è anche quello che mi ha risparmiato certe polpette avvelenate, che mi ha sfilato dalle alleanze e salvato la vita da quelle trappole mortali di cose squallide che mi han sempre fatto orrore. Mi sono risparmiata delle sofferenze? No, per nulla, ho ugualmente patito le difficoltà dei rapporti, le insicurezze, le fragilità e le paure: della solitudine, delle separazioni, della disperazione. Cose normali, di ogni rapporto. E se ci penso. Non mi sono mai impegnata? Ma chi lo dice? Il non aver preso un mutuo? Che stupidaggine. Il non essermi trasferita, non aver mollato il lavoro? Rimugino, osservo, ascolto il sabato mattina prendere il via. Trovo.
Trovo che stare in rapporto è stringere tra le dita un filo invisibile. Puoi tenerlo tra le dita comunque, magari camminare molto, andare lontano. Puoi prendere una casa e chiuderti dentro ma tenerlo comunque quel filo, farlo passare sotto la porta. Sono tutti i fili che ho stretto e ancora stringo ad avermi fatto fare tutte le scelte che ho fatto. E mi hanno tenuto mentre cadevo, mi hanno tirato via dalla cattiva strada. Sono stati l'amaca su cui riposare cercando le risposte. All'altro capo di tutti questi fili ci sono persone, presenti o assenti, o ricordi, o forse meglio immagini. Non conta chi stia all'altro capo del filo, contano quelli che io decido di stringere in mano, dall'altra parte decidano loro. A meno che il filo non sia così corto da potersi guardare negli occhi da molto molto vicino.
domenica 26 febbraio 2017
Distanze.
Per la maggior parte del tempo non interagisco, mi limito spesso ad osservare e ascoltare. Se molto a mio agio, parlo. La verità è che ancora stare con gli altri ha a che fare con parti di me goffe e scollegate. Più vado avanti più questa incomunicabilità mi urta, non tanto per la cosa in sè, quanto per la consapevolezza dell'imbarazzo e delle distanze che si creano ogni volta che penso di poter agire liberamente in mezzo agli altri.
Perció per la maggior parte del tempo non interagisco. A volte oso e poi mi pento.
Perció per la maggior parte del tempo non interagisco. A volte oso e poi mi pento.
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