lunedì 25 luglio 2016

Scrittori.

Qualche anno fa, andavo ancora a scuola, ho conosciuto Gianni Caverni. Forse era il 2012. Avevo il treno per l'università a mezzogiorno, e ci trovammo al bar della stazione, giusto un po' prima, per incontrarci dal vero dopo aver scambiato qualche messaggio su facebook. Gianni arrivó con la sua bici, il cestino pieno di razzumaglia e rifiuti lasciati dai passanti. Dalla tasca, tiró fuori un libro. Suo. Per me. Era in pensiero. Mi raccontó di aver appena saputo che Paolo Nori aveva avuto un brutto incidente. Io non l'avevo mai letto, Nori, perció mi spiegó di questo stile tutto suo, mi diede un titolo, Noi la farem vendetta e poi si chiacchieró un altro pochino, giusto il tempo di aspettare il treno successivo, che ormai quello di mezzogiorno avevo finito per perderlo. Il libro che mi dette lo lessi, qualche tempo dopo, e a leggermelo mi piacque molto di più che a sentirlo raccontare lì nel bar a quel tavolino di plastica della stazione di Campo di Marte. When I'm sixtyfour. E io che sono un animalino lento ma mi applico, a modo mio, con qualche anno di ritardo ci sono arrivata e un paio di mesi fa ho iniziato a seguire il blog di Paolo Nori. E poi ho preso un paio di libri in biblioteca. Il blog lo apro ogni giorno sperando ci siano aggiornamenti, a volte ripensando a quando Gianni me lo ha presentato, a quel ritrovarci un ritmo, a come sarebbe bello stare di casa lì vicino dove sta e poter frequentare la scuola elementare e andarci in Russia a guardarla con degli occhi più sapienti.
Stamattina come una scema gli ho scritto tre righe deliranti e lui dopo un pochino mi ha risposto, Buongiorno, grazie.
E io ho pensato che non ero stata educata. E che se avesse un senso mandare una mail, per far le cose bene ora bisognerebbe gliene mandassi una tutti i giorni e glielo dessi anche io, il buongiorno.
In tutto questo il Caverni bisognerebbe ne scrivesse altri, di libri.

1 commento: