mercoledì 3 luglio 2013

Fiori.




Le notti bianche, i giorni neri, cantava Mal. L'alienazione sai cos'è? È il vuoto nei pensieri...
Rifredi passa oltre il finestrino, in una luce spenta di cielo a pecorelle.
Al fare il vuoto va opposta voce, va opposto un rifiuto, anche solo esserci a volte è qualcosa.
Daniele Lamuraglia e Dimitri Niccolai hanno ideato una notte nera, una passeggiata che dalla Cité arrivasse alla Libreria Edison passando dal Teatro Comunale.
I pellegrinaggi dell'anima, i luoghi di cui si dissipa la memoria, ne so qualcosa, son cose mie, io posso esserci, almeno un poco.
E mentre ridimensionavo foto e archiviavo passamanerie e chiedevo informazioni sull'evento non evento Daniele via facebook mi ha chiesto Sai fare fiori vivi? Non so, ho pensato, non so che sia far fiori vivi, non sono primavera.
Ho fatto i fiori che sapevo, origami di quando ero bambina, fiori di carta, e di parole. E ho scelto un vecchio Left, ho tagliato le pagine. Le ho piegate pensando al tempo che passa, alla memoria che resta nella pelle e nelle mani. A come sia importante non perderla, che perdere la storia cancella l'esistenza e allora sì, che tutto si fa nero. Ma come sono vivi dei fiori di carta vecchia mi chiedevo facendo le pieghe. Son vivi del tempo che richiedono le cose fatte con le mani. Le cose fatte con cura. E mentre davo loro forma ho capito perchè quella rivista e non un'altra carta. Perchè quella, che era lì dal 2011 e non uno dei tanti fogliacci con le offerte del supermercato, che tanto va buttato via? Perchè sì, perchè quei fiori parlassero una lingua precisa. Perchè ci fossero dentro le parole, quelle giuste. Liberté, Egalité, Fraternité. E trasformazione. E pensiero. E ricerca. E bellezza.
Fiori di carta che si disferanno presto, forse già spazzati via dagli spazzini, pestati dai passanti. Ma saranno ugualmente vivi. Vivi. Parole come pollini. Semi che portino altre nascite. Che se ci levano la storia bisogna esser bravi e farne una nuova, più bella.

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